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La verginità si può certificare?

E’ notizia di settembre la proposta di abolizione del certificato di verginità che può essere rilasciato in Francia su richiesta della famiglia per provare la “purezza” della donna. In qualità di sessuologa e psicoterapeuta, voglio qui fare chiarezza sul significato di verginità. Culturalmente la perdita della “purezza femminile” avviene con la rottura dell’imene ed è manifestata fisicamente dal sangue virginale la cui assenza viene assunta come prova di precedenti rapporti sessuali penetrativi. Questo tipo di pensiero pone le sue radici in momenti storici lontani in cui non vi era assolutamente conoscenza della fisiologia umana in generale e femminile in particolare. Come sottolineano oggi gli esperti, in realtà questo pensiero non ha alcun valore scientifico dato che l’imene si può lacerare anche con alcune pratiche sportive o con l’utilizzo degli assorbenti interni e, in certe donne, ha una conformazione ed un’elasticità tale da non indurre sanguinamento. Ritenere l’imene una barriera stagna è quindi errato, se fosse così non permetterebbe il flusso mestruale, così come è errato ritenere normale la sua lacerazione durante il primo rapporto sessuale. L’assenza di una perdita ematica durante “la prima volta”, unitamente ad un retaggio culturale che non ha alcun fondamento scientifico, ha causato negli anni un senso di vergogna, inadeguatezza e frustrazione in molte donne. Voglio quindi tranquillizzare tutte le ragazze ricordando ancora una volta che la verginità è solo un concetto sociale ma, per farne comprendere il senso e il significato, resto su questo termine che è conosciuto da tutti ribadendo, ancora una volta, che viene “persa” esclusivamente all’atto della penetrazione del pene con o senza perdita di sangue.